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  • L'Italia ha bisogno di un grande piano per il lavoro

    17/03/2014

    Proposte del Governo in continuità...a parte lo show mediatico e la velocità di esecuzione, da non sottovalutare. Ma il punto cruciale è il seguente: la scelta della riduzione della pressione fiscale appare una scelta senza alternative, continuando ad evitare un intervento pubblico diretto di spesa, volto a rilanciare gli investimenti e per questa via l'occupazione. A parte l'enfasi sulla manutenzioni scolastica e a un intervento sull'Irap da finanziarsi con un incremento della tassazione sulle rendite finanziarie dal 20 al 26%, troviamo la riduzione del cuneo fiscale sui lavoratori dipendenti (contrazione Irpef per 10 miliardi) già programmata per il 2015 dal governo Letta, l'accelerazione del pagamento dei debiti pregressi della PA attraverso la cassa depositi e prestiti annunciata da tempo, e il piano casa, anch'esso previsto dal governo precedente. Infine il Jobs Act prevede provvedimenti su contratti a termine e apprendistato e contiene proposte, anch'esse annunciate da tempo, tra cui l'universalizzazione degli ammortizzatori sociali, riordino delle tipologie contrattuali e il potenziamento dei servizi all'impiego. Ci sono novità? Non mi pare, se non la velocità di attuazione (sperabile). Allora ha ragione Squinzi (Confindustria) quando afferma che è meglio un posto di lavoro in più che pochi spiccioli in busta paga in più. Ma, secondo me, sbaglia a concentrarsi troppo sull'Irap, senza rilanciare con autorevolezza la questione degli investimenti pubblici e privati, caduti del 25% in Italia negli ultimi 4 anni. Il crollo degli investimenti e la debolezza della domanda privata hanno causato il declino della produttività e l'esplosione della disoccupazione. Dato di fondo ineludibile. E possiamo guardare con attenzione a ciò che sta accadendo nel nucleo industriale di Avezzano, per accorgerci di quanto grave sia l'assenza di una politica industriale di Stato. Perciò abbiamo bisogno di un piano per il lavoro fatto di grandi progetti di sviluppo, guidati dallo Stato capace di stimolare e trainare operatori privati, forze sociali e produttive. Insomma intendo insistere sulla necessità impellente di un impegno diretto e immediato alla piena e buona occupazione, per il quale l'azione pubblica è fondamentale e può tradurlo in un grande piano per il lavoro e in politiche industriali per la reindustrializzazione e la terziarizzazione qualificata del paese. Proviamo a rovesciare il paradigma imposto dalla visione culturale neoliberista ( secondo cui "il neo liberismo è di sinistra") e passiamo alla visione dello sviluppo umano, alle persone in carne e ossa, ricche di capacità, lavori, progetti e (perché no?) di speranze? E allora bene la velocità della politica, ma attenzione alla direzione politica. Mario Casale consulente di direzione

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