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PROCESSO ALLA CARTIERA BURGO
19/11/2014
Forse utile qualche considerazione sulla evoluzione della vicenda in cartiera Burgo.
Dopo l'accordo di qualche anno fa, in cui venivano drasticamente ridotti il personale, anche con l'aiuto parziale di ammortizzatori sociali , e i salari ai dipendenti superstiti e predisposto un cosiddetto piano di riconversione, la cartiera Burgo, fallito il piano di riconversione, riduce sostanzialmente ai minimi termini l'occupazione, di cui una parte per un anno anche in "mobilità" internazionale, una parte in mobilità vera (licenziamenti) e una parte in cigs, destinata al licenziamento in attesa di fantomatici acquirenti interessati , sembra, ad una piccola fabbrica produttrice di cartoncino.
Necessario ricordare che l'avvio dello smantellamento produttivo avviene qualche anno fa con la chiusura della linea di produzione 1, cuore della fabbrica, e la successiva chiusura della patinatrice, altro punto essenziale produttivo.
Nella seconda parte della vicenda la cartiera Burgo ottiene dalla regione Abruzzo anche l'abbattimento delle accise sulla produzione di energia, tanto per gradire.
Tutto ciò per mantenere il sito produttivo nel territorio.
Non ritengo abbia molto senso, specialmente se penso al massacro effettuato sull'occupazione.
In tutta la vicenda la cartiera Burgo, nonostante tutto, ha mostrato fragilità e pigrizia ed è stata incapace di predisporre e realizzare un effettivo piano di diversificazione produttiva in grado di salvaguardare occupazione e prospettive aziendali.
Ma il limite di fondo della proprietà, per me, rimane l'incapacità aziendale di rinnovarsi tecnologicamente e adeguare la produzione ad un mercato di informazione e di cultura che da anni non è più solo cartaceo, ma fa riferimento sostanziale ad internet e alle sue varianti tecnologiche.
Aver continuato a produrre stancamente alla vecchia maniera ha mandato l'azienda fuori mercato e la vicenda odierna è semplicemente frutto di quella scelta sbagliata.
La cartiera Burgo non ha voluto nemmeno utilizzare i contratti di solidarietà, che in qualche modo avrebbero contenuto il massacro sull'occupazione, ma soprattutto avrebbero impegnato l'azienda a una maggiore presenza nelle scelte produttive e di innovazione.
Si dirà che queste valutazioni non modificano l'esistente: verissimo, ma almeno fanno giustizia del qualunquismo imperante che vuole accollare le responsabilità a lavoratori e sindacati.
Lavoratori e sindacati sono vittime sacrificali di scelte sbagliate imprenditoriali e qualche incertezza di valutazione non può offuscare l'immensità degli errori imprenditoriali.
Date le premesse il futuro è oscuro, ma la vicenda Burgo ci deve servire per impedire nuove simili esperienze.
Mario Casale
18 novembre 2014